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Friday, September 30, 2005

AZUKI (FAGIOLI ROSSI)


Alla base del wagashi (dolce in giapponese) ci sono quasi sempre i fagioli. L’ingrediente fondamentale è infatti l’an, una pasta fatta di fagioli bolliti, spellati e impastati con zucchero (si tratta soprattutto di fagioli rossi: gli Azuki).
Sembra incredibile a noi italiani, ma l’80% della produzione totale di fagioli rossi in Giappone è usata proprio come ingrediente del wagashi.Il dolce più popolare è il daifuku, un involtino di an e pasta di farina di riso. Poi c’è il manju, un pane dolce sempre fatto con an. Sono preparazioni antiche, in quanto il consumo dei fagioli rossi risale all’epoca Edo (1615-1867), mentre a quel tempo lo zucchero veniva importato da altri paesi asiatici ed era di conseguenza molto prezioso.Anche per questo il wagashi di alta qualità era riservato ai nobili e alla famiglia imperiale, che lo abbinava alla cerimonia del tè. Insieme al tè verde, il wagashi rappresentava la bellezza della natura e delle stagioni: gli artigiani gareggiavano in abilità tecnica per presentarne le forme più raffinate. In primavera, ad esempio, era comune mangiare un dolce rosso a forma di fiore di prugna, in estate un pesciolino rosso che sguazzava in un torrente, in autunno un dolce che simboleggiava il cambiamento del colore delle foglie, in inverno una gru bianca nella neve, e così via.L’arte del wagashi fiorì a Kyoto e a Kanazawa, nella provincia di Isikawa, le stesse zone in cui si producono i pregiati Azuki. Attualmente in Giappone esistono 271 varietà di fagioli rossi, ma il wagashi richiede una qualità ottima di lunghezza superiore ai 4,8 mm: si tratta del dainagon, che prende il nome dalle famiglie nobili. Tra i più famosi bisogna citare il Tanba-dainagon di Kyoto e Hyogo e il Noto-dainagon di Isikawa. Oggi anche il Tokaci-dainagon di Hokkaido gode di ottima fama.Una delle più antiche dolcerie giapponesi è la Toraya: vanta almeno 700 anni di storia (fu al servizio del palazzo imperiale) e possiede oggi anche un negozio a Parigi, dove inizialmente ha dovuto scontrarsi con i pregiudizi dei francesi sui fagioli. Il suo cavallo di battaglia è lo youkan, una gelatina di fagioli rossi bolliti, spellati e impastati lentamente con zucchero e agar-agar, anticamente cotta al vapore con zucchero e fecola ricavata dalle radici di maranta .Ancora ai giorni nostri cerimonie e rituali sono legati ai fagioli rossi perché in Giappone questo colore simboleggia la vita, il sole, il fuoco e il sangue. Così, ad esempio, nel periodo dello Higan, l’equinozio primaverile e autunnale, si mangia l’ohaghi: una palla di riso cotto ricoperta da pasta di fagioli rossi bolliti con zucchero. Un tempo si credeva che questi legumi avessero il potere di scacciare gli spiriti maligni.
Secondo le ricerche della studiosa Keiko Nakayama, quando nel paese infieriva il vaiolo, i malati dormivano con alcuni chicchi di fagioli rossi sotto il cuscino. Un’usanza in qualche modo basata su ragioni scientifiche: nella medicina cinese i fagioli rossi, ricchi di vitamina B1 e di proteine, erano infatti considerati elemento purificante del sangue, e anche i giapponesi ne consumavano grandi quantità al cambio di stagione. Tuttora sono numerosissime le dolcerie tipiche che preparano ottimi dolci di fagioli.
Ai palati occidentali di primo assaggio può sembrare strano come sapore per un dolce anche perchè in realtà non è per niente dolce :) tuttavia trovo si accompagni bene con il tè verde, come gusto ricorda vagamente il sapore delle castagne o delle patate dolci ...


Thursday, September 29, 2005

TENUGUI


Il tenugui è un piccolo asciugamano tradizionale giapponese, viene utilizzato in moltissime occasioni, può essere regalato agli amici come piccolo 'presente' di ritorno da un viaggio.
Il tenugui è impiegato sia nella vita di tutti i giorni che in occasioni speciali come nel teatro (al teatro Kabuki si vendono tenugui decorato con KAMON degli attori, autografi..ecc ) nello sport (tipo le sciarpe delle tifoserie italiane di calcio) o nelle arti marziali.
Nella pratica del kendo il tenugui è indossato secondo precisi schemi di piegatura sotta la maschera protettiva del MEN e serve per evitare che il sudore possa colare sugli occhi impedendo la vista. E' inoltre molto importante che non appaia 'accartocciato' ma sempre ben disteso sul capo, un eventuale tenugui svolazzante verrebbe reputato come cattiva educazione da alcuni anziani maestri.
Vi sono tenugui pubblicitari di prodotti, altri che rappresentano il dojo (sala da pratica) di appartenenza, o con frasi slogan tipo "GANBATTE" (CORAGGIO !) riferite alla pratica di arti marziali, insomma sembra quasi che esiste un tenugui per ogni occasione !

Wednesday, September 28, 2005

KAMON


Il kamon è un piccolo stemma che si può notare sui kimono o in ambito marziale sul BOGU (armatura utilizzata nel Kendo), indica la famiglia o il clan di appartenenza.
Le sue origini risalgono al periodo Asuka (603) quando l’imperatore Suiko utilizzò queste immagini sulla propria bandiera. Nel periodo Heian (794-1191) altri nobili utilizzarono i kamon sulle proprie carrozze. Nel periodo Kamakura (1192-1335) fino al periodo Edo (1630-1867), i samurai posero il proprio simbolo nella bandiera e nell’armatura, per distinguere la propria famiglia dalle altre. Nel periodo Edo inoltre questi simboli comparvero prima sui kimono di nobili e samurai, poi in quelli della gente comune riservati alle occasioni formali.
Attualmente il kamon ha perso molto significato, in quanto le origini e la storia delle varie famiglie sono stati perse,solo alcuni difendono la tradizione e conservano i kamon ereditati dai loro predecessori.
Ci sono migliaia di kamon che vengono raggruppati in 7 gruppi: piante, animali, natura, architettura, disegno, lettere.
Alcuni kamon famosi: 
Kiri, Paulonia; di Totyotomi Hideyoshi, oggi usato dalla famiglia imperiale.

Kashiwa, quercia; spesso usato da famiglie in cui è presente un sacerdote shinto.

Katabami, trifoglio; preferito dalle donne.

Tachibana, arancio; proprio della famiglia Tachibana.

Tsuta, edera; proprio dei Matsudaira, famiglia dello Shogun Tokugawa.

Fuji, glicine; usato dalla potente famiglia Fujiwara in periodo Heian (794-1191).

Myōga; indica la fede buddista.

Mokkō; simile a un nido d’uccello; quello a 5 foglie apparteneva alla famiglia del grande Shogun Oda Nobunaga.

Omodaka; usato dalla famiglia Mizuno, suddita di Toyotomi Hideyoshi.

Taka no Ha, piume di falco; adottato per simboleggiare l’eleganza e la dignità.

Sui kimono gli stemmi possono essere cinque (uno al centro della schiena tra le scapole, due sulle maniche dietro e due davanti, ai lati dello scollo), il massimo della formalità; tre (i tre dietro) oppure solo uno, al centro della schiena. Un altro indice di formalità sta nel modo in cui sono riportati: dipinti, più formale o ricamati (nuitori), meno formale.

Monday, September 26, 2005

FUROSHIKI


Il FUROSHIKI è un quadrato di tessuto, generalmente di seta dai colori vivaci, usato per avvolgere oggetti,i quattro capi sono annodati in modo da rendere agevole il trasporto.
Il furoshiki è uno di quegli oggetti che testimonia la ricerca della raffinatezza e il gusto del bello nella cultura giapponese, infatti con il furoshiki è possibile avvolgere gli oggetti, i regali creando degli splendidi 'origami' di tessuto.
Il FUROSHIKI (la parola è composta dal termine FURO, cioè bagno) era origianariamente utilizzato come canestro da lavanderia per avvolgere gli abiti; è stato poi utilizzato anche in seguito, durante il periodo Muromachi, quando i cortigiani erano invitati al grande bagno costruito dal Generale Yoshimitsu Ashikaga: il furoshiki veniva utilizzato per avvolgere i propri abiti come una specie di 'tesserino di riconoscimento della famiglia' in modo da evitare errori.
Nel periodo Edo, il furoshiki veniva largamente impiegato dai civili come contenitore per tenere le loro proprietà quando si recavano ai bagni pubblici.
Inoltre il furoshiki era spesso tenuto sotto al futon per consentire una fuga immediata in caso di incendio durante la notte.
Anticamente il furoshiki era un oggetto di uso comune, oggi è una tradizione che (purtroppo) a causa dei ritmi frenetici di vita sta lentamente scomparendo.  

Friday, September 23, 2005

OMAMORI


OMAMORI significa cartoncino protettivo di preghiera, il suffisso ‘O’ generalmente in lingua giapponese indica gli oggetti sacri o comunque molto importanti.

Gli omamori sono talismani venduti soprattutto nei santuari shintoisti, e nella tradizione giapponese hanno una valenza protettiva o comunque aiutano a realizzare i desideri.

Di aspetto sono piccoli pacchettini di stoffa ricamata con sopra il MON (simbolo) del tempio di provenienza, all’ interno vi è una preghiera di protezione, ma attenzione l’ omamori perderà la sua funzione se viene aperto ! (inoltre credo sia anche di cattivo auspicio aprire un omamori per cui non fatelo mai se ne ricevete uno in omaggio).

I giapponesi praticamente li appendono ovunque, in macchina, sulla borsa del lavoro, sulla cartella di scuola, all’ interno del BOGU (armatura per praticare il kendo), sulla sacca degli IAITO (spada per praticare iaido o iaijutsu) e in mille altri posti dove si richiede una protezione speciale.

La protezione può avere differente validità, esistono omamori annuali o sempre validi, ed essere riferita a differenti ambiti , ci sono omamori per trovare l’anima gemella, per aiutare nello studio, per la protezione nella guida o nello sport.

Thursday, September 22, 2005

MITSUYA CIDER


Mitsuya Cider è una bevanda analcolica gassata giapponese molto famosa, prodotta dall' altrettanto noto birrificio ASAHI.
Il gusto di questa bevanda è simile alla gassosa tipo Sprite ma in vendita in Giappone è possibile trovare anche i gusti limone o mela.
Da notare sulla bottiglia il MON di famiglia rosso composto da 3 'code' di frecce. Recentemente in Giappone è stata lanciata una linea di abbigliamento di T-SHIRT pubblicitarie con gli antichi stemmi di famiglia (MON) e le ditte ad essa collegate.

Wednesday, September 21, 2005

HAIKU


L' Haiku è un componimento poetico nato in Giappone nel diciassettesimo secolo,derivato dal Tanka (un componimento poetico di trentun sillabe).
L'Haiku è una brevissima poesia formata solo da tre versi, una poesia di concentrazione con caratteristiche ben definite.
Nell'Haiku classico i versi sono formati da un numero preciso di sillabe: il primo verso contiene cinque sillabe, il secondo sette sillabe, il terzo verso di nuovo cinque sillabe per un totale dunque di diciassette sillabe.
Negli Haiku classici era presente il KIGO, ossia una parola o situazione che fa riferimento alla natura (precisamente alle stagioni o ai sentimenti e le emozioni del poeta nei confronti della natura).
Oggi la forma più moderna di Haiku ha un contenuto che può spaziare su qualunque argomento.
Molti poeti di haiku furono anche degli ottimi pittori che, con l’acquerello riuscivano in poche pennellate a riprodurre la stessa magica atmosfera di una poesia haiku,e quasi tutti i più celebri erano cultori dello spirito zen (sia che praticassero o meno la disciplina zen). Per alcuni, il comporre un haiku o dipingere un acquerello era un’esperienza non estetica, ma spirituale e i maestri Zen, spesso anche loro poeti e pittori, giudicavano il livello di conoscenza spirituale dei loro discepoli-artisti sulla base delle loro composizioni .
Caposcuola indiscussi dell'haiku sono Matsuo Basho (1644, 1694), autore che seppe dare alla poesia giapponese un tono più misurato e riflessivo, e Issa Kobayashi (1763, 1823 ), continuatore dell'opera di Basho.

Riporto di seguito alcuni haiku a mio parere molto belli:

Shizuka sa ya
iwa ni shimi iru
semi no koe

Il silenzio
penetra nella roccia
un canto di cicale
(Bashō)

Nella luce della luna
un inizio di primavera

(Kobayashi)

Ad una ad una
si affacciano nel freddo
le stelle
(Tan Taigi)

Tuesday, September 20, 2005

ANIME - RANMA 1/2


Il manga Ranma ½ è stato creato dalla famosa sceneggiatrice giapponese Rumiko Takahashi, Ranma 1/2 fa la sua prima apparizione nell'Agosto del 1987 e mostra subito un grande successo di pubblico.
Si tratta della storia di Ranma Saotome, un ragazzo di circa sedici anni che durante un allenamento di arti marziali con suo padre Genma, cadde in una delle Cento Sorgenti Maledette situate in una regione della Cina, da quel momento, secondo un'antica leggenda, si trasforma in una ragazza ogni qualvolta viene a contatto con l'acqua fredda. L'antidoto per questa sua trasformazione è l'acqua calda, infatti, dopo essersi bagnato, ritorna ragazzo. Anche suo padre, dopo essere caduto in un'altra sorgente, deve subire una trasformazione ogni volta che viene a contatto con l'acqua fredda, in questo caso si trasforma in un simpatico panda gigante. La leggenda delle Cento Sorgenti Maledette si perde nella notte dei tempi, pare che in ciascuna di queste Sorgenti, in passato annegarono diverse persone e animali, pertanto, se un malcapitato cade in una di queste fonti assume l'aspetto della creatura che perse la vita in quel luogo, perché avviene una fusione tra le due anime. Infatti, nella sorgente Niang Nichuan, dove cadde Ranma, 1500 anni fa affogò una ragazza, mentre nella Xion Mao Nichauan, quella nella quale cadde Genma, 2000 anni fa affogò un panda gigante. Tutta la serie gira intorno al filo conduttore delle trasformazioni, in quanto non sono soltanto Ranma e Genma ad esser vittima di questa sventura, ma anche gran parte degli amici e amiche dei protagonisti: Ryoga il rivale di Ranma, si trasforma in P-chan il maialino nero (spassosissimo), Shampoo una gattina e Mousse un papero. A tutto questo c'è da aggiungere la controversa storia d'amore tra Ranma e Akane, che non fanno altro che litigare e picchiarsi (anche lei è esperta di arti marziali), ma che in realtà sono segretamente innamorati l'uno dell'altra, soltanto che a causa dell'orgoglio, non esprimono i loro sentimenti.
Forse questo è dato dal fatto che a Ranma è stato imposto il fidanzamento con Akane, dal padre Genma, in quanto figlia del suo compagno di studi Soun. Ad ostacolare ulteriormente i due è Ryoga, perdutamente innamorato di Akane.
Oltre ad essere un anime molto divertente riesce a trattare il difficile tema dell' accettazione delle differenze qualunque esse siano, in modo sempre leggero (ma mai banale) e con un sottile velo di ironia degno di una grande artista quale è Rumiko Takahashi.



Monday, September 19, 2005

NORI


'Nori' è un'alga largamente usata nella cucina giapponese per preparare molti piatti tipici quali i MAKI-SUSHI (i sushi arrotolati), le ONIGIRI (polpettine di riso bianco)...
Originariamente le piante venivano raschiate dai pali del porto, pressate in fogli e seccate al sole, con un procedimento simile a quello usato per la carta.
Oggi il prodotto commerciale viene coltivato, prodotto, tostato, impacchettato e venduto in fogli di dimensioni standard: circa 18 cm per 21 cm. Si presenta in fogli essiccati, (per tagliarli si utilizzano delle comuni forbici),e se non è già pronto viene tostato (passandolo velocemente sul fuoco 'basso') prima di essere usato nei cibi .
Il 'Nori' di qualità migliore è spesso, liscio, luminoso e privo di buchi, da evitare infatti alghe di colore marroncino e con buchi, inadatte per il sushi .
Personalmente non trovo che abbia un gusto particolare,definito, però esteticamente è molto gradevole in più spesso ha la funzione di 'contenere' il cibo e offre la possibilità di consumarlo agevolmente anche nei pasti fuori casa, picnic ecc...

Friday, September 16, 2005

ORIGAMI


Di origine giapponese, la parola origami è composta dal verbo "oru" (=piegare) e dalla parola "kami" (=carta) e viene comunemente usata per definire una tecnica manuale che permette di realizzare figure e forme di ogni tipo mediante la piegatura di uno o più fogli di tale materiale.
La parola "kami" ha però un significato ambivalente: nella sua pronuncia ha lo stesso suono della parola equivalente al nostro "divinità". Kami significa anche "superiore".
Legato alla filosofia Zen, l'origami giapponese è caratterizzato dalla predilezione per l'astrazione e l'essenzialità delle pieghe: deve essere la fantasia dell'osservatore a completare la figura rappresentata con semplicità ed eleganza.

Impegno dell'origamista orientale è scegliere con cura la carta e studiare le proporzioni.Partendo dal presupposto che la differenza esistente tra le cose è solo apparente, quando si piega un quadrato di carta si compie un gesto creativo in quanto si dà forma e si concretizza un'idea, si ottiene un oggetto compiuto e soggetto al deterioramento, come tutto ciò che esiste in Natura. Tale osservazione del mondo per ricrearlo conduce alla sua comprensione, quindi all'illuminazione Zen.
Mentre per il piegatore giapponese la gioia nel realizzare un origami risiede nella danza delle mani che lavorano per realizzare la figura, per quello occidentale la soddisfazione deriva dalla riproduzione in modo quasi pignolo dei dettagli del soggetto rappresentato, rifinendo il modello con pieghe piane, appena accennate e curvilinee.


Thursday, September 15, 2005

ANIME - JEEG ROBOT D'ACCIAIO


Dopo il capolavoro di Atlas Ufo Robot, lo sceneggiatore giapponese Go Nagai nel 1975 scrive la storia di "Kotetsu Jeeg" che da noi prenderà il nome di Jeeg Robot d'acciaio, quando nel 1979 verrà trasmesso sulle varie emittenti televisive private. Venne prodotto dalla Toei Daga e la serie sarà costituita da ben 46 episodi.
La storia di Jeeg Robot d'acciaio inizia con la presentazione del personaggio principale: Hiroshi Shiba, pilota di formula 1 e campione in Giappone di questa disciplina, che rimanendo illeso dopo un violento incidente nelle gare, fa intuire di essere dotato di particolari poteri sovraumani.

Ma quale è il segreto di Hiroshi? Suo padre l'archeologo e scienziato prof. Shiba, anni prima, durante alcuni scavi in Giappone, aveva trovato una campana appartenuta a una antichissima civiltà scomparsa che aveva avuto una evoluzione tecnologica di gran lunga superiore alla nostra. Nella campana erano presenti alcune scritte che attestavano l' imminente ritorno di questa civiltà sulla terra del Giappone, dopo un letargo millenario. Accadde che il figlio Hiroshi ancora bambino, a causa di una violenta esplosione rischiò di perdere la vita. Suo padre cercò di salvarlo facendo uso di quel particolare ritrovamento, del quale aveva individuato le grandi potenzialità. Grazie alle tecniche del suo laboratorio, riuscì a rimpicciolire la campana e a inserirla nel petto di Hiroshi, che grazie a questo, acquistò dei poteri elettromagnetici che lo resero indistruttibile. Trascorsi 25 anni dal ritrovamento della campana (l'epoca in cui si svolgono gli avvenimenti), si avvera la profezia e quindi il popolo della regina Himika, chiamato Aniba e composto da una moltitudine di mostri, rivendica il diritto di proprietà sul suolo giapponese. Ma all'appello manca la preziosissima campana che racchiude diversi segreti. Una volta che capisce che tutto ciò è in mano al prof. Shiba invia i suoi soldati nel tentativo di catturalo, ma accidentalmente il professore cade da un baratro senza rivelare il suo segreto agli Aniba. Viene recuperato in fin di vita dalla sua assistente Miwa che lo porta da suo figlio Hiroshi, il quale aveva appena vinto una gara di formula 1. Il prof. Shiba prima di morire consegna a Hiroshi un paio di guanti e una collana con appeso un ciondolo. Questo ciondolo gli servirà per comunicare con un cervello elettronico dentro il quale è stata trasferita la coscienza dello stesso prof. Shiba, che di volta in volta gli darà i consigli su come muoversi e comportarsi. I guanti non sono altro che degli attrezzi tecnologici in grado di sfruttare le sue capacità elettromagnetiche che gli consentiranno di trasformarsi da prima in un umanoide e in seguito (dopo una capriola nell'aria) nella testa di Jeeg il robot d'acciaio, al fine di fronteggiare il terribile esercito dei mostri Aniba. Per completare la trasformazione nel gigantesco robot, Hiroshi ha bisogno degli altri componenti come braccia, gambe ecc... che ogni volta gli dovranno essere lanciati dal veicolo spaziale di Miwa chiamato Big Shooter. Grazie alla sua forza eletromagnetica tutti i componeti verranno collegati alla testa di Jeeg il robot d'acciaio, che sarà pronto per il combattimento contro i mostri Aniba, che la Regina Himika riesce a creare dalla roccia. Himika è decisa a debellare gli umani in quanto in un lontano passato, furono loro la causa del massacro dell'antica popolazione Aniba, che per sopravvivere fu costretta a ibernarsi e a rinchiudersi nelle viscere della terra, sotto la protezione della preziosissima campana. Ma Himika fa un errore gravissimo, una volta venuta a conoscenta del segreto di Hiroshi e della campana, invoca il potentissimo Imperatore delle Tenebre che anzichè ringraziarla, la uccide per prendergli il trono e in questo sarà coadiuvato dal generale Flora. L'Imperatore delle Tenebre si dimostra essere un avversario ancora più ostico e sanguinario della precedente regina. Ma Jeeg il robot d'acciaio riesce sempre a sconfiggere i suoi fedeli ministri quali Ikima e Mimashi. Chi riuscirà a dargli filo da torcere è il generale Flora, una donna molto bella che però capirà la malvagità dell'Imperatore e alla fine aiuterà Hiroshi. Le armi di Jeeg il robot d'acciaio comunemente usate in battaglia sono: il maglio perforante, cioè un pugno che si stacca dal braccio di Jeeg e che riesce e perforare l'armatura dei nemici, a volte può essere anche doppio quando i pugni sono due. C'è poi il potentissimo raggio protonico che fuoriesce dalla pancia, in grado di sgretolare la materia. Oltre a queste armi Jeeg possiede tutta una serie di componenti che possono sostituire i suoi arti in base alle esigenze della battaglia, come i missili perforanti che gli consentono di volare, il bazooka spaziale, gli scudi rotanti, un cavalllo che lo trasforma in un centauro chiamato Antares ecc... A stemperare le vicende drammatiche della storia ci pensano Pancho e Don, due rivali di Hiroshi nelle corse automobilistiche e che adesso sono pronti a confrontarsi con lui con un robot di loro costruzione chiamato Mechadon, il quale però, finirà sempre col mettersi nei pasticci. A dire il vero, in qualche occasione è riuscito anche dare un preziosissimo aiuto a Jeeg il robot d'acciaio. Dopo varie avventure e duri combattimenti fra Jeeg e i mostri Aniba, si arriverà alla resa dei conti e allo scontro finale tra Jeeg Robot e l'Imperatore delle Tenebre che per l'occasione si trasformerà in un mostro gigantesco. Nonostante le difficoltà iniziali, vista la forza del nemico, Jeeg riuscirà a sconfiggerlo grazie ai suoi componenti ipertecnologici. Resta solamente da aggiungere che la forma del robot richiama le fattezze dell'armatura indossata dai samurai, soprattutto l'elmo, questo a testimonianza ancora una volta dell'amore del popolo giapponese per le tradizioni.

Wednesday, September 14, 2005

UMESHU


UME-SHU è il liquore di prugne giapponesi, 'UME' significa prugne e 'SHU' liquore/sakè (CHOYA è una delle marche più prestigiose di questo liquore consumato anche come aperitivo, da notare il tappo enorme che permette di servire il liquore e accompagnarlo con uno dei frutti contenuti nella bottiglia).
Le prugne sono uno dei frutti tipici di maggiore importanza in Giappone, esteticamente assieme alle piante di ciliegio (SAKURA) la fioritura dei pruni segna l'arrivo della primavera. Vi sono infatti molte poesie e HAIKU (brevi poemi) che nominano i fiori del pruno.
Inoltre poichè le prugne sono un frutto ricco di acido citrico e ricche di sali minerali (ferro e potassio) sono considerate un frutto estremamente salutare.
Molto famose nella tradizione giapponese le UME-BOSHI, prugne sotto sale con foglie di SHISO utilizzate come rimedio a problemi digestivi e intestinali. Purtroppo il sapore delle UME-BOSHI (piccante, aspro e salato nel contempo) non le rende molto appetibili ai palati occidentali.
Personalmente ho avuto modo di gustare l' UMESHU e devo dire che è un liquore molto gustoso sebbene non risulti simile a nessuno dei più diffusi alcolici alla frutta (grappe, wodka...), in sostanza se ne avrete opportunità è da provare per assaggiare qualcosa dal gusto veramente particolare !

Tuesday, September 13, 2005

SHAMISEN

Lo shamisen è uno strumento a corda della famiglia del liuto con una piccola cassa armonica di forma quadrata formata da una fascia di legno ricoperta da entrambi i lati di pelle.
Il manico è lungo e sottile e penetra attraverso tutta la lunghezza della cassa fuoriuscendo dalla parte opposta; su questo spuntone del manico alla base della cassa sono legate le tre corde di seta, che passano poi su un ponticello appoggiato sulla parte inferiore della cassa armonica e su un secondo ponticello fisso alla sommità del manico, per finire sui tre lunghi piroli di accordatura.
La lunghezza totale dello strumento è 95 - 100 cm.
La corda più bassa dello shamisen è appoggiata su una tacca e passa sopra una protuberanza della superficie del manico (sawari no yama) contro cui urta quando è in vibrazione. Questo dispositivo serve a produrre un suono ronzante (chiamato SAWARI) che è proprio la caratteristica timbrica dello strumento.
Lo shamisen viene suonato con un grosso plettro di legno chiamato BACHI.

Il suonatore siede in posizione seiza e tiene lo strumento in diagonale, appoggiandone la cassa sulla coscia destra.
Lo shamisen è probabilmente originario dell'Asia occidentale ed è stato importato in Giappone dalla Cina, benché sia stato introdotto in Giappone in epoca relativamente tarda, ebbe un successo immediato ed una enorme diffusione sia nella musica classica che in quella popolare, tanto che oggi lo si può forse considerare come lo strumento più importante della musica giapponese.
Tra i principali generi in cui esso svolge una parte di primo piano si possono citare il jôruri (musica del teatro classico dei burattini), il nagauta (musica del teatro kabuki) ed il jiuta (musica vocale da camera).

Friday, September 09, 2005

FIABE e LEGGENDE - MOMOTARO


Nella contrada di Sagami vivevano una volta una coppia di anziani. Il vecchio faceva di mestiere il boscaiolo e passava le giornate intento a lavorare mentre la vecchia si occupava della casa come di consueto per una donna. Un giorno in cui quest'ultima se ne stava in riva al fiume a lavare i panni, la sua attenzione viene catturata da qualcosa che passò davanti a lei trascinato dalla corrente. Guardando meglio vide che era una bellissima pesca e poichè sapeva che il marito ne andava ghiotto, pensò subito di prenderla. Abbandonati momentaneamente i panni la inseguì lungo la riva e con l'aiuto di una canna di bambù riuscì infine a portarla a sè. La donna fu molto felice di essere riuscita a prendere il frutto e subito la portò a casa dal marito per fargliene dono. Una volta a casa i due anziani rimasero a lungo a contemplare il bellissimo frutto e a loro memoria non ricordavano di averne mai visto uno così bello. Alla fine (naturalmente) decisero di mangiarla metà per uno ma quando la tagliarono videro con enorme sorpresa e sbigottimento che dal nocciolo uscì un bellissimo fanciullo. Dopo lo stupore iniziale cominciarono a pensare che questo per loro doveva essere un dono del cielo visto che non avevano figli così senza pensarci due volte decisero di tenerlo come se fosse loro e per ricordare la sua origine lo chiamarono Momotaro che significa appunto "il primogenito della pesca". Da quel giorno i due anziani non si risparmiarono niente per non far mancare nulla al loro figliolo ed in breve tempo crebbe diventando ogni giorno più forte ed intelligente e dando molte soddisfazione ai genitori adottivi che passavano ogni dì a ringraziare il cielo per aver trovato quel frutto meraviglioso nel fiume che gli aveva regalato il figlio tanto desiderato. A qualche giorno di cammino e navigazione da dove abitavano i due vecchi si trovava un'isola chiamata Onigachima del quale si diceva vi abitassero degli esseri soprannaturali che possedevano grandi ricchezze. Momotaro, cosciente della povertà dei suoi genitori e di tutto Sagami, cominciò a pensare di impadronirsi del tesoro dell'isola e quando finalmente (una volta cresciuto) si decise ad intraprendere quest'avventura, i suoi vecchi lo appoggiarono dandogli tutto l'aiuto possibile e preparandogli il necessario per il viaggio. Un mattino, all'alba, Momotaro prese congedo dai suoi genitori e dopo averli salutati affettuosamente andò incontro al suo destino. Durante il cammino Momotaro incontra un cane che gli domanda cosa portasse nella sua bisaccia. -Dei dango fatti da mia madre- rispose il ragazzo, -con il miglior miglio del Giappone-. Allora il cane gli rispose -Se me ne darai uno, ti accompagnerò nel tuo viaggio-. Il ragazzo accettò senza problemi e così si fece un compagno di viaggio. In modo analogo al cane, Momotaro incontrò anche una scimma prima e un fagiano di monte poi, i quali entrambi gli chiesero un dango in cambio del favore di accompagnarlo nel viaggio, e l'animo gentile di Momotaro lo fece accettare senza problemi, tanto più che era contento di avere sempre più compagnia. Continuando il suo cammino, ad un certo momento ebbe un'altra graditissima sorpresa, infatti sentì un rumore dietro di lui, e quando si girò per vedere cosa stesse accadendo, si accorse che il cane , la scimmia e il fagiano si erano trasformati in robusti e forti guerrieri che dichiararono di essere stati colpiti dalla sua gentilezza e generosità e da quel momento in poi sarebbero sempre restati al suo servizio. Arrivati finalmente sulla riva del mare si imbarcarono e navigarono per un paio di giorni fino a quando non giunsero sull'isola Onigachima. Il castello era in cima ad un'alta rupe e la loro prima fatica fù proprio quella di arrampicarsi per raggiungere la dimora di quegli esseri soprannaturali (orchi).
Arrivati alle porte del castello, i tre guerrieri azionarono gli argani e fecero scendere il ponte elevatoio che appena abbassato scoprì una considerevole quantità di guardie che attaccarono subito Momotaro e i suoi compagni ma furono quest'ultimi ad avere la meglio e a raggiungere la zona centrale del palazzo dove era la sala del consiglio degli orchi. Qui si ergeva minaccioso il signore del castello, il terribile Akandoji il quale possedeva una mazza di ferro molto famosa perchè in grado di uccidere un uomo con un solo colpo. Momotaro decise di affrontarlo di persona e lo scontro iniziale lo vide specialmente schivare la pericolosissima arma contundente. Tutto questo fino a quando non riuscì a far cadere la mazza ad Akandoji e a battersi corpo a corpo con lui e a questo punto la forza di Momotaro ebbe la meglio. Contemporaneamente i tre guerrieri del giovane ragazzo nato dalla pesca avevano sconfitto gli altri orchi e si apprestavano a legarli quando il loro capo, ammirando il loro coraggio e abilità di combattimento fece atto di sottomissione a Momotaro dicendo che avrebbe potuto chiedergli tutto quello che voleva se lo avesse liberato. Il ragazzo lo accontentò e dietro sua richiesta Akandoji gli consegnò tutti i forzieri del castello che contenevano un valore e una quantità immane di gioielli, oro e pietre preziose.
Dopo che i tre guerrieri caricarono la barca con la quale erano venuti, Momotaro spiegò il motivo per cui aveva deciso di avventurarsi in questa impresa agli orchi, che sentita la storia compresero ancora meglio la sua grande nobiltà d'animo. Rischiare la vita per il bene di tutto il suo povero villaggio fece dare ancora più volentieri il loro tesoro .
Ritornati a Sagami, la gente li aspettava per festeggiarli tanto erano sicuri del loro successo, compresi i genitori di Momotaro. Quest'ultimo però volle fare sapere a tutti che senza i suoi tre amici non sarebbe mai riuscito nell'impresa e per questo li pregò di restare a vivere con lui e godersi la loro gloria e ricchezza. Per le sue grandi capacità e gesta, Momotaro divenne il signore di quella contrada e governò con saggezza e giustizia i suoi uomini dandogli sempre prosperità, infatti Sagami divenne per questo famoso in tutto il Giappone. Per una volta la ricchezza non aveva provocato lotte e invidie, e Momotaro, il primogenito della pesca, visse a lungo stimato e felice.

Thursday, September 08, 2005

MEIFUMADO


MEIFU - "La linea di confine tra vivere e morire".
MADO - "Finestra"
MEIFUMADO è l' inferno secondo la religione buddista,la via dei demoni e della dannazione.
In Giappone, la vita quotidiana è permata di tradizioni derivanti dalla religione Shintoista e da leggende, per questo molti scrittori, disegnatori di anime manga (Kazuo Koike & Goseki Kojima,scrittore e disegnatore di 'Lupo solitario e il suo cucciolo' ) o registi (come A.Kurosawa in 'Ran' o 'Trono di sangue') hanno trattato il tema del Meifumado.
Per comprendere esattamente di cosa si tratta è necessario capire che il concetto di morte è molto differente da quello occidentale.
Meifumado è infatti una scelta, o una serie di decisioni che pone l'individuo a percorrere questo cammino, non è un luogo dove i dannati ricevono punizioni.

Wednesday, September 07, 2005

SANMA NO SHIO-YAKI

E' la grigliata di Sanma (Costardelle) cucinata tipicamente nel periodo autunnale.Una fetta di limone completa la ricetta, accompagnata da zuppa o riso bollito.
I giapponesi prestano particolare attenzione all'abbinamento dei cibi con le stagioni, sia per evitare cibi caldi nell'afoso periodo estivo e sia per una ragione puramente 'estetica'. Sanma no shio-yaki è un piatto semplice che può essere gustato sia nelle calde giornate estive che nelle cene di inizio autunno, è inoltre poco costoso tanto da essere considerato un cibo servito solo a casa o in un take-away ma non in un ristorante di lusso.

YABUSAME

Lo yabusame, è il tiro con l'arco a cavallo: degli arcieri che indossano costumi da caccia dell'epoca Kamakura cavalcano al gran galoppo su una pista e lanciano tre frecce in tre bersagli,questo spettacolare esercizio di concentrazione e abilità notevoli risale al settimo secolo. Con l'ascesa della classe guerriera nel tardo XII secolo, i bushi o samurai si esercitavano in discipline quali il kenjutsu (arte della spada), il iaijutsu (arte dello sguainare la spada), il jujutsu (lotta senza armi), il kyujutsu (tiro con l'arco giapponese), il sojutsu (arte della lancia), il bajutsu (equitazione) ed il suijutsu (nuoto). Esse furono gradualmente regolamentate in stili o scuole, che rimasero anche dopo che i piccoli stati feudali del paese furono ricondotti alla pace durante il periodo Edo (1600-1868).
Attualmente lo yabusame è associato allo shintoismo e viene praticato in occasione delle feste dei santuari.

WARABE UTA


WARABE UTA è un termine che indica un tipo di musica tradizionale giapponese per bambini.
Ancora oggi alla radio ci sono dei programmi che trasmettono queste canzoni nel pieno rispetto delle tradizioni.
Warabe Uta è un genere musicale appartenente alla tipologia MINYO, cioè musica basata sulla combinazione di melodie cantate con strumenti tradizionali quali il flauto SHAKUHAKI e talvolta il KOTO.
In Giappone sono molto ammirati i cantanti in grado di esibirsi in questo genere musicale in quanto è di difficile esecuzione e richiede una grande abilità per mantenere il controllo della voce

Presentazioni


Konnichiwa ! Buongiorno a tutti !
Da oggi vorrei iniziare a pubblicare giornalmente (impegni permettendo) delle notizie per tutti gli appassionati del Giappone, ogni vostro contributo a questo modesto sito sarà apprezzato.
Mi piacerebbe immaginare questo spazio come una comoda e accogliente stanza dove parlare e scambiarsi conoscenze, mi piacerebbe cioè ritrovare, parafrasando il titolo di un bellissimo film di Ozu 'il gusto del sakè', il gusto della ritualità e dell'accoglienza tipiche del popolo giapponese (ma anche di quello italiano).

Sayonara (^o^)