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Friday, September 09, 2005

FIABE e LEGGENDE - MOMOTARO


Nella contrada di Sagami vivevano una volta una coppia di anziani. Il vecchio faceva di mestiere il boscaiolo e passava le giornate intento a lavorare mentre la vecchia si occupava della casa come di consueto per una donna. Un giorno in cui quest'ultima se ne stava in riva al fiume a lavare i panni, la sua attenzione viene catturata da qualcosa che passò davanti a lei trascinato dalla corrente. Guardando meglio vide che era una bellissima pesca e poichè sapeva che il marito ne andava ghiotto, pensò subito di prenderla. Abbandonati momentaneamente i panni la inseguì lungo la riva e con l'aiuto di una canna di bambù riuscì infine a portarla a sè. La donna fu molto felice di essere riuscita a prendere il frutto e subito la portò a casa dal marito per fargliene dono. Una volta a casa i due anziani rimasero a lungo a contemplare il bellissimo frutto e a loro memoria non ricordavano di averne mai visto uno così bello. Alla fine (naturalmente) decisero di mangiarla metà per uno ma quando la tagliarono videro con enorme sorpresa e sbigottimento che dal nocciolo uscì un bellissimo fanciullo. Dopo lo stupore iniziale cominciarono a pensare che questo per loro doveva essere un dono del cielo visto che non avevano figli così senza pensarci due volte decisero di tenerlo come se fosse loro e per ricordare la sua origine lo chiamarono Momotaro che significa appunto "il primogenito della pesca". Da quel giorno i due anziani non si risparmiarono niente per non far mancare nulla al loro figliolo ed in breve tempo crebbe diventando ogni giorno più forte ed intelligente e dando molte soddisfazione ai genitori adottivi che passavano ogni dì a ringraziare il cielo per aver trovato quel frutto meraviglioso nel fiume che gli aveva regalato il figlio tanto desiderato. A qualche giorno di cammino e navigazione da dove abitavano i due vecchi si trovava un'isola chiamata Onigachima del quale si diceva vi abitassero degli esseri soprannaturali che possedevano grandi ricchezze. Momotaro, cosciente della povertà dei suoi genitori e di tutto Sagami, cominciò a pensare di impadronirsi del tesoro dell'isola e quando finalmente (una volta cresciuto) si decise ad intraprendere quest'avventura, i suoi vecchi lo appoggiarono dandogli tutto l'aiuto possibile e preparandogli il necessario per il viaggio. Un mattino, all'alba, Momotaro prese congedo dai suoi genitori e dopo averli salutati affettuosamente andò incontro al suo destino. Durante il cammino Momotaro incontra un cane che gli domanda cosa portasse nella sua bisaccia. -Dei dango fatti da mia madre- rispose il ragazzo, -con il miglior miglio del Giappone-. Allora il cane gli rispose -Se me ne darai uno, ti accompagnerò nel tuo viaggio-. Il ragazzo accettò senza problemi e così si fece un compagno di viaggio. In modo analogo al cane, Momotaro incontrò anche una scimma prima e un fagiano di monte poi, i quali entrambi gli chiesero un dango in cambio del favore di accompagnarlo nel viaggio, e l'animo gentile di Momotaro lo fece accettare senza problemi, tanto più che era contento di avere sempre più compagnia. Continuando il suo cammino, ad un certo momento ebbe un'altra graditissima sorpresa, infatti sentì un rumore dietro di lui, e quando si girò per vedere cosa stesse accadendo, si accorse che il cane , la scimmia e il fagiano si erano trasformati in robusti e forti guerrieri che dichiararono di essere stati colpiti dalla sua gentilezza e generosità e da quel momento in poi sarebbero sempre restati al suo servizio. Arrivati finalmente sulla riva del mare si imbarcarono e navigarono per un paio di giorni fino a quando non giunsero sull'isola Onigachima. Il castello era in cima ad un'alta rupe e la loro prima fatica fù proprio quella di arrampicarsi per raggiungere la dimora di quegli esseri soprannaturali (orchi).
Arrivati alle porte del castello, i tre guerrieri azionarono gli argani e fecero scendere il ponte elevatoio che appena abbassato scoprì una considerevole quantità di guardie che attaccarono subito Momotaro e i suoi compagni ma furono quest'ultimi ad avere la meglio e a raggiungere la zona centrale del palazzo dove era la sala del consiglio degli orchi. Qui si ergeva minaccioso il signore del castello, il terribile Akandoji il quale possedeva una mazza di ferro molto famosa perchè in grado di uccidere un uomo con un solo colpo. Momotaro decise di affrontarlo di persona e lo scontro iniziale lo vide specialmente schivare la pericolosissima arma contundente. Tutto questo fino a quando non riuscì a far cadere la mazza ad Akandoji e a battersi corpo a corpo con lui e a questo punto la forza di Momotaro ebbe la meglio. Contemporaneamente i tre guerrieri del giovane ragazzo nato dalla pesca avevano sconfitto gli altri orchi e si apprestavano a legarli quando il loro capo, ammirando il loro coraggio e abilità di combattimento fece atto di sottomissione a Momotaro dicendo che avrebbe potuto chiedergli tutto quello che voleva se lo avesse liberato. Il ragazzo lo accontentò e dietro sua richiesta Akandoji gli consegnò tutti i forzieri del castello che contenevano un valore e una quantità immane di gioielli, oro e pietre preziose.
Dopo che i tre guerrieri caricarono la barca con la quale erano venuti, Momotaro spiegò il motivo per cui aveva deciso di avventurarsi in questa impresa agli orchi, che sentita la storia compresero ancora meglio la sua grande nobiltà d'animo. Rischiare la vita per il bene di tutto il suo povero villaggio fece dare ancora più volentieri il loro tesoro .
Ritornati a Sagami, la gente li aspettava per festeggiarli tanto erano sicuri del loro successo, compresi i genitori di Momotaro. Quest'ultimo però volle fare sapere a tutti che senza i suoi tre amici non sarebbe mai riuscito nell'impresa e per questo li pregò di restare a vivere con lui e godersi la loro gloria e ricchezza. Per le sue grandi capacità e gesta, Momotaro divenne il signore di quella contrada e governò con saggezza e giustizia i suoi uomini dandogli sempre prosperità, infatti Sagami divenne per questo famoso in tutto il Giappone. Per una volta la ricchezza non aveva provocato lotte e invidie, e Momotaro, il primogenito della pesca, visse a lungo stimato e felice.

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