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Friday, September 16, 2005

ORIGAMI


Di origine giapponese, la parola origami è composta dal verbo "oru" (=piegare) e dalla parola "kami" (=carta) e viene comunemente usata per definire una tecnica manuale che permette di realizzare figure e forme di ogni tipo mediante la piegatura di uno o più fogli di tale materiale.
La parola "kami" ha però un significato ambivalente: nella sua pronuncia ha lo stesso suono della parola equivalente al nostro "divinità". Kami significa anche "superiore".
Legato alla filosofia Zen, l'origami giapponese è caratterizzato dalla predilezione per l'astrazione e l'essenzialità delle pieghe: deve essere la fantasia dell'osservatore a completare la figura rappresentata con semplicità ed eleganza.

Impegno dell'origamista orientale è scegliere con cura la carta e studiare le proporzioni.Partendo dal presupposto che la differenza esistente tra le cose è solo apparente, quando si piega un quadrato di carta si compie un gesto creativo in quanto si dà forma e si concretizza un'idea, si ottiene un oggetto compiuto e soggetto al deterioramento, come tutto ciò che esiste in Natura. Tale osservazione del mondo per ricrearlo conduce alla sua comprensione, quindi all'illuminazione Zen.
Mentre per il piegatore giapponese la gioia nel realizzare un origami risiede nella danza delle mani che lavorano per realizzare la figura, per quello occidentale la soddisfazione deriva dalla riproduzione in modo quasi pignolo dei dettagli del soggetto rappresentato, rifinendo il modello con pieghe piane, appena accennate e curvilinee.


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